APPELLO NAZIONALE PER LA SALVAGUARDIA DEI CORSI D´ACQUA DALL´ECCESSO DI SFRUTTAMENTO IDROELETTRICO

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Pur non essendo stati portati a conoscenza dell’iniziativa, segnaliamo la nostra piena adesione all’appello, che vi preghiamo di portare a conoscenza delle altre Associazioni e dei destinatari dell’appello. Giuseppe Spinelli  Presidente    FICT – Federazione Italiana Canoa Turistica  :

 

APPELLO NAZIONALE PER LA SALVAGUARDIA DEI CORSI D´ACQUA 
DALL´ECCESSO DI SFRUTTAMENTO IDROELETTRICO

 

Diverse associazioni ambientaliste, tra le quali il Club alpino italiano, hanno redatto 
un appello congiunto per limitare lo sfrittamento idroelettrico dei corsi d´acqua italiani, molti dei quali si trovano in montagna.

 

 

Milano, 10 novembre 2014


Diverse Associazioni ambientaliste, tra le quali il Club alpino italiano, nella persona del Presidente generale Umberto Martini, hanno sottoscritto un appello nazionale rivolto al Ministero dello Sviluppo Economico, al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, al Parlamento, alle Regioni, alle Province Autonome di Trento e Bolzano e al Segretariato della Convenzione delle Alpi per la salvaguardia dei corsi d´acqua dall´eccesso di sfruttamento idroelettrico.

Detto appello interviene a favore della montagna in quanto l´attenzione idroelettrica ai piccoli residui corsi d´acqua depriva la montagna per una produzione energetica quantitativamente decisamente insignificante rispetto ai fabbisogni nazionali, a scapito di valori ambientali e naturali ragguardevoli.

Di seguito il dettaglio delle richieste delle associazioni:
• l’immediata sospensione del rilascio di nuove concessioni e autorizzazioni per impianti idroelettrici su acque superficiali, comprese quelle attualmente in istruttoria, a cominciare dai procedimenti in itinere che ricadono nei “siti non idonei” individuati nelle varie Regioni, ad esclusione di tipologie e contesti circoscritti da individuare con apposito elenco (es. lavalorizzazione dei deflussi nelle reti di acquedotto e fognatura, il recupero di ruote idrauliche di antichi opifici di particolare valore testimoniale, lo sfruttamento del reticolo minuto in aree
remote quali rifugi alpini, ecc.);
• la contemporanea revisione degli strumenti di incentivo da mantenere solo per impianti che soddisfino tutti i requisiti di tutela dei corsi d’acqua e della biodiversità specificati ai successivi punti;
• la contestuale apertura di un tavolo di confronto a livello nazionale, esteso anche ai rappresentanti delle associazioni ambientaliste, pescasportive, culturali e tecnico-scientifiche, accomunate dall’avere tra gli scopi statutari la conservazione e il miglioramento dei corsi d’acqua e della biodiversità, con lo scopo di valutare le migliori modalità per ridurre l’impatto delle centrali idroelettriche esistenti e minimizzare quello di eventuali nuovi impianti;
• che i Piani di Gestione dei distretti idrografici stabiliscano tangibili politiche di risparmio nell’uso del bene idrico e nel contempo prevedano programmi di misure tesi alla riqualificazione dei corsi d’acqua e, più in generale, del bene comune acqua;
• che venga attuato un processo rigoroso di valutazione dell’impatto ambientale, e che si considerino in modo esplicito gli impatti cumulativi dei progetti che incidono su uno stesso bacino imbrifero, compresi gli impatti causati da attività esterne alla produzione idroelettrica (come le derivazioni a scopo irriguo e gli interventi di artificializzazione degli alvei);che vengano inoltre analizzati in modo esplicito gli effetti dei previsti impianti di produzione idroelettrica sugli elementi che valutano lo stato ecologico dei corpi idrici;
• che venga superato il concetto attuale di DMV (Deflusso Minimo Vitale) a favore di quello di deflusso ecologico e cioè di una regola di rilascio che sia realmente in grado di garantire il mantenimento degli obiettivi di qualità ecologica di un corpo idrico e dei servizi ecosistemici da questi supportati;
• che sia significativamente migliorato il livello di controllo dell’effettivo rispetto dei deflussi rilasciati in alveo e delle altre misure di mitigazione e che le sanzioni previste dalla normativa siano effettivamente applicate in caso di comportamento fraudolento;
• che i corsi d’acqua, e in particolare quelli di montagna, vengano considerati un patrimonio di biodiversità, di valori ambientali e paesaggistici da tutelare piuttosto che una semplice risorsa da sfruttare in modo intensivo e indiscriminato; una risorsa preziosa per il paesaggio in grado di favorire un turismo ricreativo alternativo e meno impattante anche in ambito fluviale, creando nel contempo, grazie alla conservazione del bene, uno sviluppo economico e sociale armonico del territorio;
• che venga messo in discussione l’articolato normativo secondo il quale le opere per la realizzazione degli impianti idroelettrici, nonché le opere connesse e le infrastrutture indispensabili alla costruzione e all´eserciziodegli stessi impianti, sono di pubblica utilità ed indifferibili ed urgenti;
• che la procedura di confronto sui Piani di Gestione dei bacini idrografici venga mantenuta aperta e condivisa a tutti i soggetti portatori di interessi sociali ed economici; in particolare che presso ogni Regione e Provincia autonoma venga istituito un tavolo di confronto pubblico permanente tra tutti i cittadini sensibili alla tematica e i portatori di interesse, in specifico accompagnamento ad ogni momento decisionale relativo alla gestione delle risorse idriche, come contemplato dalle direttive europee, che prevedono allargati processi partecipativi al governo del territorio;
• che si tenga conto dell’Articolo 9 della Costituzione, e soprattutto del recente pronunciamento del Consiglio di Stato (Cons. Stato, sez. IV, 29 aprile 2014, n. 2222), che ribadisce come il “paesaggio” sia bene primario e assoluto e che la sua tutela sia quindi prevalente su qualsiasi altro interesse giuridicamente rilevante, sia di carattere pubblico che privato;
• che all’interno del confronto che vede protagonisti l’Unione Europea e lo Stato Italiano nella proposta e attuazione della Macroregione Alpina, si preveda un capitolo di impegno comunitario che salvaguardi sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo i corsi d’acqua, costruendo un reale ponte solidaristico fra le esigenze delle popolazioni metropolitane e quelle che vivono stabilmente nelle realtà montane.

Il Presidente della Commissione Tutela ambiente montano del CAI Filippo Di Donato ha invitato a sua volta i Gruppi regionali, le Commissioni regionali TAM, le altre Commissioni e le Sezioni del CAI a sottoscrivere a loro volta il documento in quanto ora diviene fondamentale “agire Regione per Regione”.

Come CAI attualmente hanno aderito:
Club Alpino Italiano, Umberto Martini, presidente
CAI Commissione Centrale Tutela Ambiente Montano, Filippo Di Donato, presidente
CAI Veneto - Francesco Carrer, presidente
CAI TAM Veneto - CAI Tutela Ambiente Montano - Simone Papuzzi, presidente
CAI Regione Lombardia - Renata Viviani, presidente
CAI Friuli Venezia Giulia - Antonio Zambon, presidente